13° anniversario NIC, un agente racconta: “Qui non importa chi fa gol”

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2020
Ricorre il 13° anniversario della costituzione del
Ricorre il 13° anniversario della costituzione del

 

Domani, 14 giugno, ricorre il 13° anniversario della costituzione del Nucleo Investigativo Centrale della Polizia Penitenziaria. Riportiamo alcuni passaggi di un diario scritto da un agente che racconta le sue esperienze, dal giorno del suo reclutamento nella Penitenziaria fino alle emozioni  vissute dopo il suo ingresso nel NIC.

“Ricordo come se fosse ieri, quando, da neo-agente di Polizia Penitenziaria, finito il corso di formazione, arrivai in una sede del Nord Italia, un po’ come il classico emigrante del sud degli anni 60 (… ) ‘Hai ancora la valigia alla stazione e parli?’ fu con questa frase che alcuni colleghi mi accolsero. L’espressione gergale dei poliziotti penitenziari che descrive chi, appena arrivato in un Reparto operativo, si è magari permesso di esprimere una seppur banale opinione, mi fu spiegata dal mio primo Comandante: se sei stato assunto ieri, il tuo provvedimento decorre da domani… Vale a dire che per imparare occorre sempre un giorno in più, e, che quindi, parlare di cose che non conosci o trovare soluzioni semplici a problemi complessi non è permesso a chi da poco è arrivato in una sede. Una ‘filosofia’ che riassume l’essenza del nostro lavoro, fatto di esperienza e di impegno a crescere sempre professionalmente che terrò presente nel corso degli anni successivi”.

(…)

“Nel 2007 si iniziò a parlare della possibile istituzione di un nucleo costituito da elementi del nostro Corpo che avrebbero dovuto occuparsi di polizia giudiziaria. Le notizie si rincorrevano, a volte scettiche a volte contraddittorie. Finalmente 14 giugno 2007 fu pubblicato il decreto che istituiva il NIC, Nucleo Investigativo Centrale della Polizia Penitenziaria. Qualche anno era passato e avevo già un bagaglio professionale, seppur modesto… Iniziai a leggere il DM e scoprii che, contrariamente a quanto si temeva, al NIC veniva riconosciuto dal codice di procedura penale autonomia nelle attività di polizia giudiziaria, condotte sotto la direzione del Pubblico Ministero. Sono stato sempre affascinato dall’attività investigativa, nel corso degli anni ho seguito le operazioni del Nucleo e non mi sono mai risparmiato nella lettura di vari testi, fino a conseguire una laurea in giurisprudenza. Quando nel 2017 è stato promulgato un nuovo D.M., molto innovativo e degno di un servizio centrale di polizia giudiziaria, ho deciso di partecipare all’interpello. Ho cominciato a ripassare ogni articolo del codice penale e di procedura penale in più, per non lasciare nulla al caso, mi sono documentato di tutti i fenomeni di interesse del N.I.C”.

“La mattina del colloquio, sono giunto nella sede dell’incontro due ore prima e ho sentito dentro di me la stessa ansia del giorno in cui ho sostenuto l’esame di Istituzioni di Diritto Privato che costituisce un trauma per ogni studente in Giurisprudenza.  Che cosa strana! Sarei stato pronto a gestire qualsiasi emergenza, ma in quel momento un colloquio mi ha tenuto sulle corde. Mi sono presentato al Presidente della commissione e ai suoi componenti, tra cui il Comandante del N.I.C. che con uno sguardo mi stava già studiando e valutando – chi lo conosce sa bene che è unico nel suo genere – e a una psicologa. Avevo studiato a memoria le risposte a oltre 180 possibili domande – circa 100 ore di studio – e, alla fine, come sempre accade, non me ne è stata fatta nemmeno una. L’esame ha avuto invece un taglio squisitamente investigativo con approfondimenti sulle prove atipiche”.

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“Mi sono così trovato di nuovo nella Scuola di formazione della Polizia Penitenziaria G. Falcone di via di Brava, questa volta però ero uno del N.I.C. e ad accogliermi c’era un Ispettore. Nel frattempo sono arrivati gli altri vincitori di interpello e tra noi è nata da subito una forte sintonia. Ci hanno dato un programma informandoci che ci sarebbe stata una full immersion di nozioni teoriche, pratiche e operative per introdurci alle specifiche funzioni del Nucleo. (…) Da subito capii che quel corso non era di addestramento ma qualcosa di più… un vero test di ingresso. (…) La full immersion, è durata 15 giorni, che sono stati duri ma illuminanti… Dopo tutto mi è apparso più chiaro e ho capito che le notizie che avevo letto non erano ‘gonfiate’. Abbiamo dovuto studiare tanto materiale e al termine siamo stati assegnati ad una unità operativa centrale. Solo vedendo un coordinamento operativo dal vivo, mi sono reso conto della fatica, delle tante ore, delle notti e giorni passate a spulciare carte a fare collegamenti a raccogliere e analizzare dati, a fare attività tecniche e generare piste investigative. Se dovessi dare una definizione al termine coordinare, avendo visto cosa accade in quelle situazioni, direi: ‘Il coordinamento operativo della sede centrale conduce per mano il personale che opera sul territorio garantendogli attraverso il flusso informativo e le attività investigative condotte in sede centrale di raggiungere l’obiettivo’”.

“Il Comandante Zac, come lo chiamiamo noi, per raccontarlo ci vorrebbe una storia a parte. Basta sentirlo parlare oppure lavorare al suo fianco per capire che molte delle storie che si raccontano su di lui e che a volte sembrano leggendarie, sono vere. Non appena lo conosci, ti rendi conto subito che è una eccellenza del Corpo, capace di passare dalla preparazione teorica all’atto pratico-operativo. Al fianco di Zac ci sono due figure emblematiche e importanti che collaborano nelle più importanti attività di P.G. di iniziativa o delegate dalla A.G. (… ) Poi ci sono altre figure importanti al N.I.C. che brillano oltre che per la professionalità anche per la simpatia. Mi riferisco ai Coordinatori dell’Unità Operativa Terrorismo Interno ed Internazionale, si deve alla loro conoscenza e preparazione la conclusione di importanti e brillanti operazioni di P.G., non a caso sono quelli che accompagnano il Comandante alle riunioni del C.A.S.A. Il rapporto costante, con i N.I.R, Nuclei Investigativi Regionali e con tutti i Comandanti dei Reparti degli istituti penitenziari si è dimostrato una vera arma vincente. Grazie a loro infatti si riesce ad avere un controllo e una conoscenza capillare sul territorio nazionale, senza la quale, nessuna operazione si sarebbe potuta concludere con gli eccellenti risultati finora raggiunti”.

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“Esiste un’altra regola non scritta al N.I.C. data dal Comandante, che forse è la più importante, il risultato è di tutti, non importa ‘chi fa gol’: l’importante è vincere o nella peggiore delle ipotesi pareggiare, la sconfitta non è contemplata! Ricordo il mio primo incarico durante l’operazione per la cattura di un detenuto evaso. In questi casi s’innesca un meccanismo automatico e collaudato che attiva tutte le nostre forze del territorio nazionale. Fui convocato nel pomeriggio di una caldissima giornata estiva e nel giro di pochi minuti mi ritrovai in auto diretto verso l’istituto penitenziario coinvolto assieme a colleghi e a un Ispettore che ci dava indicazioni su quello che avremmo dovuto fare. Dopo un briefing con il Comandante del carcere e altri colleghi, siamo partiti per la destinazione. Dopo molte ore di ansia e duro lavoro , il risultato è stato però un buco nell’acqua. Ma quando sono rientrato in sede ho notato che il comandante del NIC non sembrava deluso come lo ero io e ho capito presto il perché: il detenuto evaso, era stato da noi catturato dal Nucleo regionale della Sicilia. Nel frattempo la caccia a l’uomo non si era mai fermata e la mia prima operazione era solo una delle possibili piste seguite dal NIC. Mentre noi eravamo nel Lazio, uomini dei nostri Nuclei Regionali su disposizione del nostro Comandante, erano intenti a seguire altre piste in Toscana, Campania e Sicilia”.

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“Non accade solo ai poliziotti dei film di dimenticare compleanni e anniversari. So che lascerò in molte occasioni un piatto di pasta a raffreddarsi su una tavola imbandita per l’ennesimo ritardo, so che non parteciperò a tutte le recite scolastiche o a tutti gli incontri scuola-famiglia. So che questo, a onore del vero, è il prezzo da pagare. Il NIC non è solo risultato, è anche tanto impegno, sacrifici, rinunce. Ma sono certo che in futuro, guardandomi alle spalle o magari raccontando ai miei nipoti del mio lavoro, sarò fiero di dire: ‘io sono stato un Poliziotto Penitenziario ed ero uno del N.I.C.'”.