Il nome di 3 eroi per il carcere di Parma: Capuano, Marchesano e Patrone

feb

26

2019
La lapide dell'Istituto di Parma
La lapide dell'Istituto di Parma

 

Da oggi gli Istituti Penitenziari di Parma sono intitolati alla memoria degli agenti Gennaro Capuano, Enrico Marchesano e Giuseppe Patrone, insigniti il 10 ottobre 2008 della Medaglia d’Oro al Merito Civile. La cerimonia si è svolta questa mattina alle ore 11, alla presenza del sottosegretario alla Giustizia Jacopo Morrone e rappresentanti delle istituzioni civili e militari del territorio parmense, oltre ai familiari dei tre agenti.

Per Morrone i tre agenti vanno considerati dei veri e propri “eroi perché,  pur conoscendo i rischi che correvano entrando nelle fila della Resistenza per aiutare i detenuti politici, seguirono i propri principi di giustizia e libertà e con coraggio e generosità hanno scritto una pagina della nostra storia che deve essere tramandata. Allora come oggi dobbiamo portare un grandissimo rispetto per l’abnegazione e il senso dello Stato con cui operano gli agenti del Corpo della Polizia Penitenziaria. Un esempio per il Paese di oggi che deve conoscere la dedizione con cui gli agenti svolgono la loro attività”.

L’intitolazione è stata disposta dal Capo del Dap con decreto del 9 gennaio 2019, per ciascuno di loro con la stessa motivazione: Durante la guerra di liberazione si prodigava, con eroico coraggio, nell’aiutare, unitamente ad un altro Agente, alcuni detenuti politici sottoposti a disumani maltrattamenti nel Carcere di San Francesco di Parma, fornendo loro anche dei documenti in bianco per favorirne la fuga. Scoperto da una spia fascista, infiltrata tra la popolazione reclusa, dopo numerosi giorni di feroci sevizie e brutali torture, fu fucilato nel cortile del penitenziario. Fulgido esempio di elevato spirito di servizio ed encomiabile abnegazione spinti fino all’estremo sacrificio. 19 agosto 1944 – Parma.

Le cronache dell’epoca narrano che “tra il mese di febbraio del 1944 ed il 25 aprile 1945 nella provincia di Parma le truppe d’occupazione tedesche, affiancate dai corpi armati della Repubblica sociale italiana, si resero responsabili di almeno 142 fucilazioni, provocando la morte di oltre 400 persone”. Proprio in questo contesto si inserisce la vicenda eroica e umana dei tre agenti di custodia, fucilati all’interno del carcere Giudiziario di Parma “S. Francesco” sulla base delle indagini “portate avanti da soldati tedeschi delle SS con interrogatori e torture protrattisi per sei giorni”.

Dagli atti risulta che Capuano, Marchesano e Patrone erano organici a strutture consolidate del movimento di resistenza parmense, “e precisamente nel S.I.P. (Servizio Informazioni Patriottiche) e che la loro collaborazione è consistita nella possibilità di poter comunicare con i compagni di lotta rinchiusi nelle carceri e nel far giungere loro la parola d’incitamento e di conforto ed aiuti”.

Struggente è il racconto dei momenti dell’esecuzione, che i tedeschi imposero venisse effettuata dalle autorità italiane a titolo esemplare: attimi nei quali dolore e imposizione del dovere si fondono in un’atmosfera ove la parola diventa memoria eroica. I testimoni presenti riportano l’ultima frase dell’agente Patrone, il quale prima di morire, rivolto ai suoi colleghi, costretti ad assistere alla barbara fucilazione, disse: Coraggio, dite a mio figlio che muoio per un’idea”.

La fucilazione rappresenta un ulteriore momento di comunanza tra i colleghi in servizio nel carcere di Parma: “Il plotone d’esecuzione era diretto da un sottotenente snello e alto ed era composto da elementi del battaglione della P.A. Poiché detti elementi rifiutarono l’esecuzione, a poca distanza da loro si formò un altro plotone di militi fascisti con i mitra spianati contro quelli del plotone d’esecuzione”.

Nell’immediato dopoguerra il fatto venne esaltato da riconoscimenti ufficiali: fra questi, il certificato al Patriota a firma del Generale Comandante in capo delle Armate Alleate in Italia H.R. Alexander alla memoria dell’Agente Patrone. Anche i colleghi posero una lapide in carcere, mentre l’Amministrazione Comunale ascrisse i nominativi dei tre caduti nella lapide posta presso il Cimitero di Parma per i caduti per la Libertà.

La memoria del sacrificio dei tre agenti è ancora viva sia nella cittadinanza parmense sia nel reparto di Polizia Penitenziaria dell’istituto, che in loro onore ha celebrato la Festa del Corpo 2007 all’interno del vecchio carcere di San Francesco e con la commossa partecipazione dei loro familiari.