Arrestato poliziotto corrotto, fondamentale il ruolo del NIC

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2020
Nucleo Investigativo Centrale della Polizia Penitenziaria
Nucleo Investigativo Centrale della Polizia Penitenziaria


La Polizia Penitenziaria ha un buon sistema immunitario. A dimostrarlo per l’ennesima volta - ove ce ne fosse ancora bisogno – è la vicenda dell’arresto, avvenuto ieri, di un assistente capo accusato di concorso in corruzione continuata e aggravata dalle finalità mafiose.
L’inchiesta si è avvalsa infatti delle attività investigative del Nucleo Investigativo Centrale della Polizia Penitenziaria che, sotto il coordinamento della Procura della Repubblica di Napoli, ha identificato il soggetto e svolto una parte importante delle indagini.

Il poliziotto corrotto, in cambio di un compenso in denaro, ha svolto nel periodo fra giugno e settembre 2014 il ruolo di collegamento con il clan camorristico, veicolando all'esterno del carcere i "pizzini" di un boss della camorra, detenuto al 41bis nel carcere de L’Aquila. Come intermediario del loro capo, l’assistente recapitava agli uomini di un clan del Napoletano gli ordini e le disposizioni che il boss impartiva dal carcere per la sua gestione, provvedendo inoltre a riportare al detenuto le risposte provenienti dagli affiliati all’organizzazione.

L’ordinanza della misura cautelare emessa dal GIP presso il Tribunale di Napoli ha visto il NIC della Polizia Penitenziaria interprete fondamentale delle attività di riscontro, accertamento e individuazione dell’assistente infedele, ora agli arresti domiciliari con l’accusa di concorso in corruzione continuata e aggravata dalle finalità mafiose.
Che sia stato il NIC, nelle più ampie attività investigative condotte dalla Procura della Repubblica di Napoli, a consentire l’identificazione del poliziotto corrotto e a svolgere una parte importante delle indagini dimostra il buon funzionamento degli anticorpi all’interno della Polizia Penitenziaria.