Polizia Penitenziaria: la festa del 205° anniversario del Corpo

giu

27

2022
La Ministra Marta Cartabia e il Capo Dipartimento Carlo Renoldi al 205° Annuale del Corpo di Polizia Penitenziaria
La Ministra Marta Cartabia e il Capo Dipartimento Carlo Renoldi al 205° Annuale del Corpo di Polizia Penitenziaria

 

È il giorno del 205° annuale della fondazione della Polizia Penitenziaria. Durante la cerimonia – tenutasi presso la Scuola di formazione e aggiornamento del personale Giovanni Falcone -, sono state celebrate più volte le peculiarità e l’identità di un Corpo che, con 37.157 unità di personale, assicura la custodia, l’osservazione e il trattamento di 54.771 detenuti e internati in 189 penitenziari per adulti, in 17 istituti per minori e in altre strutture

Un Corpo di polizia che ha percorso oltre due secoli di storia e oggi vanta una specificità che lo contraddistingue dalle altre Forze a ordinamento civile e militare. “Ma ciò che maggiormente definisce la nostra identità è il nostro operare all’interno del sistema della Giustizia, ovvero di quella fondamentale articolazione dello Stato che è chiamata a far rispettare le leggi” ha detto Carlo Renoldi, capo del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, il Dap.

Nel suo intervento di apertura, Renoldi ha esaltato gli sforzi degli operatori della Polizia penitenziaria, i quali lavorano ogni giorno alla “costruzione di un processo di responsabilizzazione delle persone condannate, traduzione operativa del principio rieducativo enunciato dalla Costituzione”.

La cerimonia è stata preceduta, come di consueto, dalla deposizione di una corona d’alloro da parte della ministra della Giustizia, Marta Cartabia, alla lapide commemorativa dei caduti, presso la sede dipartimentale di Largo Daga. Prima dell’intervento di Renoldi e della Guardasigilli, inoltre, è stato letto il messaggio inviato dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

“In occasione del 205° anniversario della costituzione del Corpo mi è grato esprimere alle donne e agli uomini appartenenti alla Polizia penitenziaria sentimenti di riconoscenza per la loro azione a servizio della coesione della nostra comunità – ha scritto Mattarella -. La complessa realtà del carcere ha attraversato momenti di grande disagio durante l’emergenza sanitaria, cui ha cercato di corrispondere il Corpo con professionalità e impegno, dinanzi a situazioni di sofferenza e di tensione”.

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Un passaggio del discorso della ministra Cartabia

La Guardasigilli si è soffermata su ciò che la Polizia penitenziaria rappresenta per la società. “Il volto della Polizia penitenziaria che incontro negli istituti è il volto di professionisti che prestano un servizio prezioso, esigente e rischioso. Che li espone ogni giorno anche nella loro integrità fisica: in questi primi sei mesi dell’anno sono già 493 gli episodi di aggressioni subite, più o meno gravi, e taluni molto gravi come quello che ha colpito un agente di Taranto, che rischia di perdere un occhio”.

“Un servizio che spesso sfinisce, fisicamente e psicologicamente: come capita a chi è costretto a prolungare il suo turno per aiutare i colleghi con i “nuovi giunti”. O con le traduzioni verso un’udienza o per garantire il trasferimento di un malato in ospedale. Il volto della Polizia penitenziaria è quello che componiamo con il conferimento delle onorificenze in memoria dei caduti nell’esercizio del dovere, o quali esempi di alto senso civico, per interventi anche fuori dal servizio”.

“Il volto della Polizia penitenziaria è quello dell’assistente capo del carcere di Sulmona, che ha preso dei giorni di ferie per recarsi al confine con l’Ucraina e aiutare alcuni rifugiati a ricongiungersi con la famiglia. Il volto della Polizia penitenziaria è quello dell’allievo. Quello dell’entusiasmo delle nuove generazioni”.

La ministra Cartabia ha anche ribadito l’impegno di via Arenula nell’indizione di nuovi concorsi. “Come ho ricordato anche nella mia recente visita in Sardegna – dove i direttori a volte si dividono tra più istituti, ma capita anche in altre realtà – dopo venticinque anni abbiamo fortemente voluto e tenuto un concorso per dirigenti penitenziari, che a settembre inizieranno la formazione. Venticinque anni: era dal 1997 che non si teneva un concorso. Le difficoltà di oggi – che non nascondo affatto – hanno dunque origini lontane e stiamo cercando di provvedere. E questo vale anche per educatori o comandanti, per cui si sta celebrando un concorso per 120 posti”.

I reparti del Corpo

Negli interventi del capo Dap e della Guardasigilli sono stati ricordati i tanti reparti del corpo: il Gruppo operativo mobile, il Nucleo investigativo centrale, la Banca dati nazionale del Dna, l’Ufficio per la sicurezza personale e vigilanza, il Gruppo cinofili, i Servizi multiconferenze e traduzioni. Rimarcato, poi, il contributo della Polizia penitenziaria alle attività della Direzione investigativa antimafia, della Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo e dell’Agenzia dell’Unione europea per la cooperazione giudiziaria penale, Eurojust.

Un sistema complesso di funzioni che concorrono al difficile compito della Polizia penitenziaria di “garantire la speranza di chi è dentro e la sicurezza di chi è fuori”, come recita la voce fuoricampo di Pino Insegno, prestata al video celebrativo “Questa è la Polizia penitenziaria”, proiettato durante la cerimonia.

Anche quest’anno la consegna delle onorificenze e ricompense ha rappresentato un’occasione per ricordare figure che si sono distinte per particolari qualità professionali e morali. Medaglie d’oro al valore civile alla memoria sono state consegnate  ai familiari di Antonio Lorusso, appuntato degli agenti di custodia ucciso il 5 maggio 1972 dalla mafia, e al sovrintendente del Corpo di Polizia penitenziaria Gianfranco Fumarola, che il 20 agosto 2018 perse la vita per salvare i familiari nel corso di un’inondazione.

Tra i promossi per meriti straordinari l’assistente capo coordinatore Antonino Genovese – per aver preso in custodia da un centro profughi polacco e accompagnato in Italia donne e bambini ucraini – e Francesco Lamon, prima medaglia d’oro olimpica del gruppo sportivo Fiamme azzurre, vinta in una specialità del ciclismo su pista alle olimpiadi di Tokyo.

Al termine della cerimonia – alla quale hanno assistito, il ministro del Lavoro, Andrea Orlando, i sottosegretari alla Giustizia Anna Macina e Francesco Paolo Sisto, il Garante nazionale delle persone private della libertà, Mauro Palma -, gli ospiti hanno fatto visita alla teca dove è custodita l’autovettura in cui viaggiavano e persero la vita Giovanni Falcone e la moglie e giudice Francesca Morvillo.